sabato 24 marzo 2012

La cultura sottopagata

La cultura sottopagata | Italiadallestero | Il Fatto Quotidiano

Il rilancio del paese passa dalla modifica all’articolo 18? Chissà. Di sicuro, prima o poi dovrà passare da uno spostamento di priorità (e capitali) verso la modifica del sistema-cultura, che attualmente – dal museo al centro di ricerca – si arrabatta, si arrangia, langue, arriva a sera e spera di svegliarsi l’indomani.

Scrive proprio oggi il direttore della Casa della Cultura di Milano che “questa crisi sta mettendo in discussione le ambiguità di un paradigma che deve essere ripensato, “per superare le ambiguità del modello manageriale e individualista e incorporare gli stimoli e i valori di una nuova tensione umanistica.” Un nuovo umanesimo, quindi. Pensare in grande, pensare al domani, liberandoci finalmente di quella condizione che ci affligge ormai da troppo, che qui si chiama miopia e che gli inglesi chiamano short-term thinking. Non più contentini una tantum, paghette settimanali clientelari.

Come fa notare questo ottimo articolo di Andrea Dusio,”le città che più hanno finanziato la cultura, a livello europeo, sono quasi sempre grandi centri industriali decaduti negli ultimi 15-25 anni, dalla siderurgia di Bilbao al tessile di Manchester fino all’automotive di Torino.” Centri in cui c’era “un’urgenza di riconversione ed un’emergenza occupazionale.” Insomma, la cultura può risultare la scommessa vincente quando rappresenta una via d’uscita forzata, soprattutto per quelle metropoli (ma pensiamo al nostro paese, più in generale) che in passato non si erano mai preoccupate di essere “attrattive” (quanto è bella l’Italia, già lo sappiamo).

Se davvero sono i paesi più colpiti dalla crisi, come la Spagna (al Prado si sono raggiunti i 3 milioni di visitatori) o la Grecia (+10% nel settore del turismo culturale rispetto al 2010), quelli che più riempiono i musei, forse la vale la pena approfittarne il più presto possibile.

di Lillo Montalto Monella


Monti si confronta con la grande miseria dei direttori di musei

Testata: Le Figaro
Data di pubblicazione: 13 marzo 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per italiadallestero.info e Il Fatto Quotidiano
Articolo originale di: Richard Heuzé


Con la proposta sulla trasparenza degli stipendi dei funzionari pubblici, il presidente del consiglio fa scoppiare uno scandalo

Antonio Natali dirige dall’agosto del 1980, gli Uffizi di Firenze, uno dei più prestigiosi musei al mondo, con 1,8 milioni di visitatori all’anno. E da ventidue anni, riceve sempre lo stesso stipendio, 1780 euro al mese, ventitre volte meno di quello del direttore dei Monopoli di Stato o del capo di Stato Maggiore della Difesa. “Mi vergogno quando racconto ai miei colleghi del Louvre o del British Museum quanto guadagno. Se mia moglie non fosse insegnante, avrei dovuto abbandonare la mia professione da molto tempo”, ha detto al Figaro.

Lo stipendio che percepisce Anna Lo Bianco, uno dei più grandi specialisti di storia dell’arte italiana, una laurea più sette anni di specializzazione post laurea e innumerevoli concorsi statali a suo attivo, per dirigere a Roma la Galleria Nazionale d’Arte Antica, è quattro volte inferiore a quello dell’ultimo degli uscieri del Senato. “Ho 40 persone alle mie dipendenze. Quando i custodi sono venuti a sapere del mio stipendio, mi hanno mostrato la loro solidarietà. Sono pagati quanto me,” ha detto.

“Non abbiamo nè cellulare, nè auto di servizio, nemmeno un budget per le ore supplementari. Ho 31 anni di carriera trascorsi sempre nello stesso ufficio. Abbiamo appena assunto una giovane stagista del Louvre. Guadagna più di me “, aggiunge Rita Paris, che si occupa della Via Appia, prestigioso parco archeologico di 80 ettari in pieno centro a Roma. Ascesa e caduta della cultura italiana. Nell’affrontare la loro ira, il Ministero dei Beni Culturali ha pensato di fare cosa gradita, offrendo 150 euro di aumento al mese, tramite un concorso. “Proposta ridicola, assurda. Pretendono che presenti documentazione scritta del lavoro che faccio. Ho condotto 80 campagne di restauro. Cosa vogliono di più? ” dichiara indignata Anna Lo Bianco.

Bassissima considerazione
Non c’è dubbio che nessuno avrebbe saputo di questa rivolta se Mario Monti non avesse imposto la trasparenza sui salari del pubblico impiego. E’ là che sono iniziate le sorprese. Passi che un ministro guadagni 200.000 € l’anno. Ma come è possibile che i commessi statali come il presidente della commissione antitrust, i responsabili delle Autorità in materia di energia e comunicazioni, alcuni capi di gabinetto e pezzi grossi dell’esercito, il direttore dell’INPS possano guadagnare da 320.000 a € 540.000 all’anno? Antonio Natali si indigna della “bassissima considerazione della classe politica per il nostro lavoro”: ” Il fatto che siamo vergognosamente sottopagati è un’ulteriore prova che l’Italia non crede nella sua cultura”

venerdì 23 marzo 2012

NO TAV: collera dei francesi


« La Torino Lione non passerà sulla mia casa ! »
di Jacques Leleu
Traduzione di Claudia Marruccelli



Tra i dipartimenti dell’ Isère e della Savoie, lungo il tracciato della TAV il malcontento cresce giorno dopo giorno. Dopo l’Italia la collera dei “No TAV” ha attraversato il confine. Gli italiani rivendicano la non violenza, mentre i francesi firmano con la vernice i loro atti di sabotaggio senza rivendicarli direttamente. L’indagine che stabilirà l’utilità pubblica si conclude oggi, e ha riacceso le tensioni.
«E’ proprio quel tipo di posto in cui chiunque vorrebbe vivere. E volete che ci passino treni a più di 200 km all’ora?”
Christian Lovet non è un esaltato. Il suo cuore ha fatto un balzo quando ha scoperto il tracciato della futura linea ferroviaria Torino Lione. L’immagine del paesino bucolico si è trasformata in un incubo due settimane fa, la sera in cui si è tenuta l’assemblea pubblica degli oppositori al progetto. Da allora la rabbia non gli è ancora sbollita. Proprio come Richard Mangeolie, che si è messo a capo della rivolta nel suo ex bar diventato il quartiere generale del collettivo che si oppone alla costruzione. 


 Il valore degli immobili sarebbero già calati del 30%
«[Se vai a guardare] sul loro sito internet sembra tutto bello, come vedere un trenino elettrico sotto all’albero di Natale » dichiara con ironia, prima di descrivere lo spettacolo apocalittico che attenderebbe gli abitanti: incessanti via vai di camion che sollevano nuvole di polvere, abitazioni rase al suolo, terreni agricoli eliminati dalla carta …
In meno di un mese la rivolta si è estesa lungo tutto il tracciato: La Tour-du-Pin, Chimlin, Romagnieu, Avressieux, Belmont-Tramonet … E’ il fronte comune che vede alleati i contadini locali con le famiglie che si sono trasferite qui dalla città per godere del verde e della tranquillità della campagna a prezzi molto convenienti, che rischiano di diventarlo ancor di più, avverte Olivier Cabanel, presidente della commissione Ain, Dauphiné, Savoie se la vicenda va avanti così: “Il solo annuncio del progetto ha fatto calare il prezzo degli immobili del 30% nei comuni interessatii”. E’ da verificare ma il problema colpisce nel bersaglio. Proprio come succede al coltivatore diretto Christian Provent:” Ci chiedono di coltivare in maniera più ecologica per rispondere ai bisogni degli abitanti. E hanno appena eliminato decine di ettari di terreno agricolo”.
Un progetto inutile, mostruosamente caro e antiquato. Il loro giudizio è senza appello vogliono promuovere una contro proposta. Dicono che rimodernare la vecchia linea basterebbe ampiamente per rispondere ai bisogni dei viaggiatori e dei trasportatori. È il famoso piano B che passa di bocca in bocca nelle associazioni degli oppositori.
L’inchiesta preliminare che stabilirà l’utilità pubblica del progetto si concluderà oggi nei 71 comuni dei dipartimenti Rhône, Isère e Savoie interessati dal tracciato. Ma questo non influirà assolutamente sulla volontà delle associazioni di boicottare il progetto. “Resteremo non violenti, ma non molleremo”, avverte Olivier Cabanel, assicurando che i suoi iscritti non hanno niente a che vedere con le recenti azioni violente. Il primo marzo a Lione un gruppo di protestanti ha bloccato la  traffico stradale. Il 10 marzo, un commando ha sabotato la ferrovia in Savoia firmando “No TAV” come gli oppositori italiani. Il 12 marzo, due camion sono stati incendiati a Saint-Martin-d’Hères per denunciare i “collaboratori della TAV”.


La collera degli italiani della Val di Susa è ampiamente condivisa dall’altra parte delle Alpi.

lunedì 19 marzo 2012

Fumettisti italiani sul WEB

La giovane promessa del Blog di fumetti all’italiana
Di Francesca Spinelli
Traduzione di Claudia Marruccelli
per Italia dall'Estero e Il Fatto Quotidiano

Zerocalcare e il suo avatar
Lanciato nel mese di novembre, il blog del disegnatore di fumetti italiano Zerocalcare ha avuto un enorme successo, successo di cui l’autore non sa spiegarsi il perchè. Il suo segreto? Una formula collaudata in Francia, un umorismo graffiante e la complicità di un avatar immaginario.

Ogni lunedì, per circa tre mesi, migliaia di italiani attendono con ansia la loro dose settimanale di risate da condividere immediatamente su Facebook. Il loro fornitore si chiama Zerocalcare. Un nome strano per un disegnatore che si è sempre occupato di punk e zombie più che di lavatrici... Ecco perchè:
"Torniamo indietro a quando avevo diciotto anni. C'era un forum che, per limitare i “flames” [i messaggi ostili e provocatori], costringeva le persone a scegliere uno pseudonimo. Ho scelto la prima cosa che ho sentito, cioè il nome di un prodotto spesso pubblicizzato in TV. Il nome così mi è rimasto. Ma sto pensando a una risposta più intelligente, perché mi fanno sempre questa domanda ..."

Zerocalcare, un “genio”

No sa spiegarsi il perchè, e quindi Zerocalcare è diventato una stella del blog dei fumetti, un genere fiorente in Francia, ma quasi sconosciuto in Italia. Inoltre non è una coincidenza se l’articolo che gli ha dedicato Wikipedia esiste solo nella lingua di Molière. In Francia il settore ha già le sue celebrità (Trondheim, Boulet, Pénélope Bagieu e molti altri), il festival dei fumetti (FestiBlog) e il premio speciale (Révelation Blog, assegnato a Angoulême).
In Italia, il pioniere del genere si chiama Makkox, dal suo vero nome Marco Dambrosio: questo disegnatore satirico nato nel 1965 è diventato un campione dell’autoproduzione che, assieme ad internet, permette ai disegnatori di diventare indipendenti dai tradizionali editori italiani, ancora diffidenti nei confronti del fumetto.
Ma Makkox considera Zerocalcare un "genio", tanto che lo ripete in continuazione nella prefazione al primo album del suo giovane protetto “La profezia dell'armadillo” - album di cui ha appoggiato l'autoproduzione e le cui prime due edizioni sono andate esaurite, letteralmente divorate dal successo.

Un avatar asociale e pigro

E’ sempre Makkox che ha spinto Zerocalcare a creare un blog fumetto e a pubblicarci una storia ogni lunedì. Settimana dopo settimana, si seguono gli alti e bassi del giovane illustratore depresso e ipocondriaco con il suo alter ego, rappresentato da un avatar immaginario asociale e pigro.
Per il momento è l'episodio su Trenitalia (le ferrovie italiane da incubo ) che ha ottenuto il maggior successo, seguito da Pedagogia, la storia di una lezione particolare di francese, in cui Zerocalcare scopre con orrore che il suo allievo non ha mai sentito parlare del film “La Haine” di Mathieu Kassovitz.

Festival dei fumetti a Parigi
Ispirazione francese

Se forse non è (ancora?) un genio, Zerocalcare in ogni caso ha il talento di mescolare con precisione umorismo e emozioni, elementi autobiografici e fantasia, ironia e autoironia e riferimenti alla cultura pop e geek. E non nasconde il suo debito nei confronti di alcuni autori di fumetti francesi, in particolare Boulet e Manu Larcenet:
Mi piace il modo in cui essi raccontano storie quotidiane apparentemente banali, ma che riescono a farci ridere e piangere. E’ leggendo questi due autori che  mi è venuta l'idea di raccontare delle storie autobiografiche. Prima disegnavo solo zombie e robot.


Festival del fumetto a Angoulême
 Altro colpo di fulmine: Bastien Vivès, "sempre eccellente, e che ha recentemente pubblicato un libro da sballo/pazzesco, 'Video gioco'." Francofilo, Zerocalcare comunque apprezza anche disegnatori italiani come Gipi, "l'unico che sa raccontare il quotidiano come alcuni autori francesi", Alessandro Barbucci e Barbara Canepa, "per quanto riguarda il tratto grafico". Stranamente, anche questi tre autori sono molto popolari in Francia...

Il prezzo della fama

Il successo non arriva senza responsabilità e Zerocalcare ne ha fatto l'amara esperienza lunedì 30 gennaio, quando ha avuto la spudoratezza di non pubblicare la sua storia, con il pretesto che era appena tornato da Angoulême, dove non aveva avuto il tempo per disegnare: la pioggia di insulti che ha colpito il suo blog, probabilmente gli è servita di lezione.
"Il festival d'Angoulême è un evento meraviglioso," assicura, ora che la crisi con il suo fan club è finita.
Per la qualità dei fumetti, ma anche per persone che si conoscono. E poi c'è questa piacevole sensazione di ritrovare ogni anno una comunità, di vivere per quattro giorni, sospesi nel tempo e nello spazio, in questo piccolo paese dove si concentrano i più grandi amanti, scrittori e editori del fumetto europeo ... "Per un illustratore italiano, è davvero incredibile"

venerdì 16 marzo 2012

Crisi Assassina


In Italia la crisi diventa assassina

di Ariel Dumont
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'estero

In Italia si susseguono i suicidi dei disoccupati e dei piccoli imprenditori. Fallimenti, depressioni, la crisi economica è diventata sempre più assassina.


Così come è avvenuto in Grecia anche in Italia i suicidi per motivi economici sono sempre più diffusi. Un elettricista di quarantasette anni appena compiuti si è ucciso con un colpo di pistola alla tempia in Liguria. Era stato licenziato all’inizio del mese di gennaio. Qualche giorno dopo, in Toscana, un imprenditore si è impiccato, lasciando una lettera in cui spiegava il suo gesto di disperazione: si è condannato a morte, così come la crisi ha condannato la sua azienda. Dall’altro capo della penisola, in Sicilia, un altro padroncino si è tolto la vita per lo stesso motivo.
Le misure varate dal governo Monti per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese sono arrivate troppo tardi per loro.
Dall’inizio dell’anno in media almeno una persona alla settimana si sarebbe suicidata in seguito a un licenziamento o un fallimento. Che siano imprenditori, dipendenti o piccoli pensionati, come quella coppia che ha scelto di andarsene mano nella mano dopo aver ingerito una dose fatale di barbiturici, tutti hanno preferito la morte ai tormenti della povertà.

Lo stato non paga i propri debiti
In un messaggio scritto prima di suicidarsi, Giovanni Schiavon spiega di non essersi ucciso per i debiti, ma per i crediti che non riusciva a riscuotere. Gli enti locali della provincia di Padova gli dovevano 300.000 euro. Un ammanco enorme che ha avuto ragione della sua piccola azienda edile.
Come Giovanni Schiavon centinaia di piccoli imprenditori del nord della penisola, fiore all’occhiello della piccola industria prima della crisi, sono attualmente stretti dalla spirale della depressione, divenuta, per alcuni, l’anticamera del suicidio. Per non parlare dei dipendenti, che messi con le spalle al muro dai tagli al personale, non riescono a rialzarsi.
Alcuni crollano, altri sopravvivono, ma a quale prezzo? E’ il caso di Mario, cinquantenne romano che da un anno dorme nella sua automobile. Nessuno dei suoi conoscenti ne sapeva nulla, fino ad una settimana fa. Un amico lo ha visto e ne ha parlato con lui, subito dopo parenti ed amici si sono mobilitati per aiutarlo a venirne fuori.

1150 tentativi di suicidio nel 2011
L’anno scorso, fortunatamente, si sono potute salvare più di 1150 persone che avevano tentato il suicidio. Le associazioni professionali si stanno mobilitando a causa dell’aumento del numero di suicidi, compiuti o tentati. Nel gennaio scorso, l’associazione degli imprenditori ha manifestato in silenzio davanti alla presidenza del consiglio nel centro di Roma sventolando le fotografie di cinquanta piccoli imprenditori che negli scorsi tre anni hanno scelto di darsi la morte. E ora, sempre a Roma, è prevista per la metà marzo una marcia silenziosa organizzata dai sindacati e dalle associazioni degli imprenditori.

mercoledì 14 marzo 2012

Saviano Rock Star


Elisa Mantin : « Roberto Saviano è una rock star »

di Emma Paoli
traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero

Planète + ha presentato in prima serata venerdì 9 marzo l’ultimo film di Elisa Mantin, Roberto saviano, uno scrittore minacciato di morte dalla camorra. La regista incontra l’autore di Gomorra, best-seller che denuncia l’ingerenza della mafia napoletana nell’economia italiana e mondiale.

Elisa Mantin mostra un debole per le personalità carismatiche e controverse. Dopo aver realizzato due documentari sul romanziere Salman Rushdie, minacciato da una fatwa dopo la pubblicazione dei suoi Versetti Satanici, dedica un film a Roberto Saviano. "In Italia, è un eroe, una rock star, un santone. Attira le folle e dà nuova speranza ad una gioventù che non si riconosce nei partiti politici di oggi. E 'davvero impegnato nella sua lotta ", dice la regista. E per una buona ragione: Roberto Saviano è condannato a morte dal clan dei Casalesi dopo  la pubblicazione nel 2007 di Gomorra, un libro in cui descrive minuziosamente la camorra, la criminalità organizzata, le sue ramificazioni internazionali e la sua stretta ingerenza sull'economia italiana e mondiale. A ciò si aggiungono anche il traffico di droga, della prostituzione, di armi o rifiuti tossici orchestrato dal temibile clan dei Casalesi, il cui fatturato ammonterebbe a 30 miliardi di euro all'anno.
Difensore incondizionato della libertà di espressione, Saviano è uno delle poche persone che hanno osato violare il codice di omertà intorno alla mafia napoletana, "Per orgoglio, il clan non lo perdonerà mai. Se il libro non avsse avuto successo, la storia avrebbe potuto essere sepolta. Ma diventando un bestseller, ha gettato luce sulle loro efferate attività. Ma la camorra vuole rimanere nell’ ombra. Per loro, è imperdonabile. La mafia non dimentica ", ha detto Elisa Mantin. Vittima contro la sua volontà del successo del suo romanzo, che ha venduto diversi milioni di copie e tradotto in 42 lingue, "il condannato" continua la sua lotta contro la mafia, accumulando conferenze stampa e one-man show. Per oltre tre settimane di riprese in Italia, Elisa Mantin lo ha accompagnato ovunque, percorrendo fino a mille chilometri al giorno. Durante questo viaggio "estenuante", ha anche ricevuto numerose testimonianze di parenti di Saviano, tra cui l'ex professore universitario che continua a mettere in guardia il suo protetto: "Una pallottola, non costa nulla a quelli."

martedì 13 marzo 2012

La sentenza sull'amianto fa storia in Francia

Amianto: “La sentenza italiana servirà d’esempio” in Francia


di Caroline Politi
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'estero

“Questo processo servirà d’esempio” spiega Jean Paul Teissonnière, che ha rappresentato le vittime francesi e i loro familiari nel processo che si è svolto a Torino.

Il tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di reclusione i due responsabili della società Eternit, la più grande azienda produttrice di amianto del mondo. Una decisione storica che potrebbe dare nuovo slancio al procedimento [in atto anche] in Francia.

Raramente una decisione presa dalla giustizia italiana è stata attesa con così tanta impazienza nel paese d’oltralpe. Lunedì scorso, il tribunale di Torino ha deliberato nel più grande processo mai iniziato sul dramma delle vittime dell’amianto. E la sentenza è stata accolta con sollievo dalle vittime di tutto il mondo: i due principali imputati, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Jean Louis de Cartier de Marchienne, 90 anni, sono stati dichiarati responsabili della morte di 3 000 persone e condannati a 16 anni di prigione. Una decisione definita storica proprio al di là del confine. In effetti è la prima volta che un tribunale penale emette una sentenza su questo argomento, per il quale finora erano state portate a termine soltanto delle procedure civili, miranti principalmente ad ottenere risarcimenti per le vittime. Ma lunedì finalmente sono stati individuati dei responsabili.

Ripartizione regionale in Francia dei decessi per amianto, suddivisi tra uomini e donne
Certo si tratta di una vittoria italiana, ma che porta un vento di speranza alle vittime francesi. “Questo processo servirà da esempio - spiega Jean Paul Teissonnière, che ha rappresentato le vittime francesi e i loro familiari nel processo a Torino. È in questa direzione che occorre andare”. Molte delle vittime erano per altro giunte in Italia per assistere al verdetto. Claude Huet, amministratore nazionale dell’Adeva, la più grande associazione di vittime in Francia, faceva parte del gruppo. “Non potevamo sperare in meglio. La responsabilità e la colpevolezza dei dirigenti della Eternit sono finalmente state riconosciute. È indispensabile ricevere i risarcimenti, ma oggi vogliamo dare un nome a coloro che sono responsabili dei nostri mali. Una cosa non esclude l’altra”.

Vicende simili

Se questo processo sta tanto a cuore ai francesi è perché risulta essere molto simile in ogni passaggio a quello istruito in Francia nel 1996. Stessa società, Eternit, sui banchi degli imputati; stesso numero di vittime, stesse condanne civili per dolo colposo … “nelle due vicende, Eternit era a conoscenza dei pericoli dell’amianto, non ha adottato alcuna misura per proteggere gli operai, ha rifiutato di assumersi le proprie responsabilità anche quando è stata messa con le spalle al muro, e ha assoldato sindacati e corporazioni per mettere a tacere le accuse mosse dallo stato”, dichiara con toni accesi Michel Ledoux, avvocato dell’associazione Andeva.

Manifestazione francese delle famiglie dei deceduti per asbestosi

Spesso ci si burla della giustizia italiana, che viene accusata di essere nelle mani della mafia, ma oggi è proprio questa a far vergognare il nostro sistema.
Eppure, contrariamente all’Italia, l’istruttoria [francese] avanza a fatica da sedici anni. Nel dicembre scorso, la Camera istruttoria della Corte d’Appello ha persino annullato sei indagini sui dirigenti del gruppo Eternit. La principale differenza tra le due vicende si colloca, secondo gli avvocati delle parti civili, nell’organizzazione della giustizia italiana. “Contrariamente alla Francia, i giudici italiani sono totalmente indipendenti, spiega Jean Paul Teissonnière. In Francia, i giudici di istruttoria sono nominati dal potere esecutivo. Questo cambia tutto in vicende così sensibili. Inoltre in Francia la procura non ha mai incriminato nessuno”. Michel Ledoux aggiunge: “Spesso deridiamo la giustizia italiana, accusandola di essere al servizio della mafia. Ma oggi, fa vergognare proprio il nostro sistema giudiziario incapace di portare a termine una corretta istruttoria”.

L’unico punto positivo nella vicenda francese è che quattro membri della corporazione “Comitato permanente amianto” sono stati indagati per “omicidio e danni colposi”. In particolare sono stati accusati di aver aggravato le lesioni subite dalle vittime minimizzando i pericoli delle fibre. Il verdetto italiano restituirà forse un secondo respiro all’istruttoria.

Articolo in lingua originale

I no TAV anche in Francia

di Angelique Negroni
traduzione di Claudia Marruccelli
   Inchiesta sui sabotaggi alla ferrovia in Savoia
La polizia francese sta indagando sulla pista degli oppositori alla linea ferroviaria ad alta velocità Lyon – Torino.

Le azioni violente causate in Italia dal progetto TGV Lione - Torino stanno per varcare i confini e raggiungere la Francia? Un'operazione di sabotaggio è stata condotta sabato sulle linee della SNCF in Savoia provocando un bel pasticcio nel giorno di più intenso traffico verso le stazioni sciistiche. Un centinaio treni di hanno subito ritardi di un'ora circa penalizzando così circa 30.000 passeggeri.

Erano circa le 5:30 del mattino quando la polizia è stata informata di alcuni incendi, localizzati su tre punti distinti nei dintorni di Chambéry, lungo la linea TGV. In un primo momento convinti di aver a  che fare con l'ennesimo furto di metalli, gli investigatori, una volta sul posto, hanno constatato che si trattava di azioni di vandalismo. I cavi utilizzati per la segnalazione ferroviaria erano stati bruciati. Per fare ciò, gli autori avevano aperto i pozzetti di cemento che alloggiano i cavi e vi avevano appiccato il  fuoco utilizzando degli stracci imbevuti di benzina e olio.

Su una delle cabine elettriche, la polizia ha rilevato una scritta « No TAV ». Per il momento però alla SNCF non è pervenuta alcuna rivendicazione, come dichiara il portavoce della società Michel Pronost, analizzando la vicenda :  « Scegliendo questa zona della Savoia, gli autori sapevano  che avrebbero causato grosse difficoltà. Il funzionamento della segnaletica ferroviaria qui è essenziale più che altrove, dato che il TGV talvolta circola a senso alternato”.

La presenza dell’iscrizione ritrovata, che sembra essere recente, naturalmente, mette gli investigatori sulle tracce degli oppositori del progetto TGV Lione-Torino. Tuttavia, la polizia, incaricata delle indagini, resta prudente. Si attendono in particolare i risultati della scientifica che ha prelevato diversi campioni in loco. A partire da queste informazioni, il confronto sarà effettuato con altri simili atti di vandalismo che avrebbe potuto essere registrati in Italia, dove le azioni condotte contro il progetto Lione-Torino TGV sono particolarmente gravi. "Siamo in contatto con la nostra controparte italiana", afferma Jean-Claude Gin, comandante della gendarmeria della Savoia, che si occupa della vicenda assieme alla sezione investigativa di Chambery.

Si attendono rinforzi per ulteriori controlli
Inoltre, questo atto di sabotaggio fa seguito alle vicende avvenute pochi giorni prima a Lione. Durante una dimostrazione giovedì, circa 25-30 persone incappucciate aveva lasciato il corteo e aveva costretto un tecnico della SNCF a farli accedere ai binari. Hanno poi gettato sacchi di sabbia sulle linee aeree di contatto e affisso uno striscione su cui era scritto "No alla Torino-Lione". Nella stessa giornata sono comparse sul muro del Consolato italiano di Lione, delle scritte in lingua italiana contro questo progetto. Da allora, il caso che non ha condotto a nessun arresto, è in mano alla polizia giudiziaria che si avvale in particolare delle immagini a circuito chiuso.

Quasi nello stesso periodo, l'anno scorso, i cavi SNCF sono stati danneggiati, causando gravi disagi. Alla fine, era stato individuato un pensionato della SNCF che aveva voluto, ha detto, dimostrare la vulnerabilità della rete ferroviaria francese. Questa volta, potrebbe quindi trattarsi di autori con ben altre motivazioni. Da questo fine settimana in Savoia, le ferrovie sono particolarmente monitorate. Oltre alle squadre della gendarmeria, uno squadrone di 100 uomini è arrivato come rinforzo per effettuare i controlli. Inoltre, due elicotteri dotati di telecamere speciali rivelano alle pattuglie aeree in volo tutta le segnaletica spenta.

Ondata di violenza contro il progetto TGV in Italia
No-TAV (No al Treno Alta Velocità): questo slogan portato avanti costantemente in Italia dagli oppositori del progetto TGV Lione-Torino, è caratterizzato da periodiche violente proteste e scontri corpo a corpo tra polizia e manifestanti. Il focolaio della contestazione è più attivo a nord, in Val di Susa, interessata dal tracciato ritenuto devastante dal punto di vista ambientale. Il progetto, firmato da Francia e Italia nel 2001 e stimato per 20 miliardi di euro, è considerato troppo costoso e inutile dagli stessi oppositori.

La settimana scorsa, gli oppositori hanno infatti bloccato l'autostrada Torino Bardonecchia (in direzione Lione). Sono scoppiati violenti scontri tra i manifestanti con il volto coperto, che hanno lanciato proiettili prendendo di mira la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Conclusione: una trentina di feriti tra i poliziotti e un centinaio di feriti tra i manifestanti.

Ma l'opposizione al progetto si è diffusa anche nel resto del paese. A Roma, sabato, una manifestazione ha riunito numerose centinaia di oppositori. Di fronte a questa crescente violenza, il presidente del consiglio, Mario Monti, ha risposto in questo fine settimana con fermezza garantendo che questo progetto sarà completato. Perché, dice, non comporta alcun rischio di rilevanza ecologica e costituirà un maggiore vantaggio economico per l'Italia  rispetto al resto d'Europa.