lunedì 30 aprile 2012

La Chiesa non è un datore di lavoro molto "cristiano" per i suoi sacrestani

L'Eglise, un employeur pas très catholique pour ses sacristains

di Ariel Dumont
Pubblicato in Francia il 02/04/2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Il governo di Mario Monti e il Vaticano hanno un problema in comune: l'occupazione. Da un lato la Repubblica con il governo di tecnocrati che vuole convincere i tre sindacati (CGIL, CISL, UIL) ad accettare una profonda riforma  dell'articolo 18 del Codice del Lavoro, che regola i licenziamenti, per rilanciare la crescita e favorire le assunzioni. Dall’altro la Chiesa, con i sagrestani che reclamano aumento di stipendio e contratti regolari, dato che la maggior parte di essi vengono assunti in nero. E il dialogo risulta particolarmente complicato sia in Vaticano che a Palazzo Chigi.

 

I sacrestani si occupano delle pulizie
In occasione di un ritiro spirituale, i sacrestani hanno protestato con i propri rappresentanti "sindacali" per le modalità di assunzione che li riguardano.
“La nostra associazione, la Fiudacs, creata nel 1970, ha circa 850 membri. Il suo obiettivo è quello di tutelare le nostre condizioni di lavoro", ha spiegato il suo presidente Maurizio Bozzolan.
Dati alla mano, Il presidente della Fiudacs  ha esposto la situazione dei sacrestani. Il contratto di lavoro, rinnovato alla fine del 2011, prevede una retribuzione mensile di 1.260 euro per una settimana lavorativa di 40 ore, oltre alle ferie. E 'previsto dal contratto che il sagrestano debba, in particolare, "controllare e pulire la sagrestia."
“Con la crisi, riceviamo un sacco di curriculum vitae e richieste di assunzione. La settimana scorsa, per esempio, un camionista, che era stato appena licenziato, mi ha chiamato per chiedermi se c’era ancora un posto disponibile", dice Maurizio Bozzolan.
Egli spiega che questo lavoro non è facile. Occorre frequentare la chiesa regolarmente e ascoltare la messa ogni domenica - "Chi non frequenta la chiesa da anni non è adatto per questo lavoro", dice Maurizio Bozzolan -  inoltre deve anche dimostrare di essere "moralmente integerrimo".


Lavoro nero nei luoghi religiosi
Tuttavia, per motivi economici, il contratto di lavoro non viene applicato a tutti i lavoratori. Anche se fino ad oggi esente da imposte, ai sensi dei Patti  Lateranensi, (accordo firmato nel 1929 tra Benito Mussolini e il Vaticano) la Chiesa non ha soldi, dice, per pagare regolarmente i suoi dipendenti.
La Chiesa non può quindi creare nuovi posti di lavoro regolari e spesso devono assumere in nero ricorrendo anche ai volontari. In cambio di una busta contenente qualche centinaio di euro per Natale e qualche mancia per permettersi una pizza di tanto in tanto, svolgono per carità cristiana il lavoro dei sacrestani.
Dovremmo utilizzare alcune delle risorse offerte dal contribuente alla Chiesa, accettando una riduzione delle imposte per organizzare dei corsi di formazione, aumentare gli stipendi e pagare i contributi di tutti i sacrestani. Ciò consentirebbe anche di creare velocemente tra 5.000 e 10.000 posti di lavoro. Sarebbe un modo per partecipare al rilancio del motore dell'economia italiana ", ha detto Maurizio Bozzolan.
Per delineare un quadro reale della situazione delle parrocchie, la Fiudacs si è rivolta alla Faci, la confederazione delle associazioni del clero italiano, una specie di Confindustria per il clero. Ma la maggior parte delle parrocchie interpellate non ha risposto. La Fiudacs non può improvvisamente rivoltarsi contro le parrocchie che rifiutano di pagare i contribuiti ai sacrestani.
La vera carità non sempre  inizia a casa propria.

1 commento:

  1. Das habe ich jetzt mit grossem Interesse und mit Hilfe von Google :-) )gelesen, liebe Claudia.
    Liebe Grüsse aus dem Salzkammergut

    RispondiElimina