venerdì 14 settembre 2012

Marco Bellocchio: “L’Italia è cinica e depressiva”

Marco Bellocchio : "L'Italie est cynique et dépressive"

di Aureliano Tonet
Pubblicato in Francia il 7 settembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero


Con “Bella Addormentata” presentato alla Mostra del Cinema di Venezia mercoledì scorso, Marco Bellocchio perfeziona il suo ritratto dell’Italia, iniziato con il suo primo lungometraggio “I pugni in tasca” del 1965. Il film si svolge nel febbraio del 2009, quando il paese è lacerato sulla sorte di Eluana Englaro, in coma vegetativo dal 1992 a seguito di un incidente d’auto. Dopo una lunga battaglia legale, suo padre ottenne il diritto di interrompere il sistema di alimentazione forzata che la teneva in vita.
Questa vicenda drammatica realmente vissuta funziona da catalizzatore nella finzione immaginata da Bellocchio, in cui i personaggi, uno ad uno si svegliano dalla propria catarsi, man mano che l’agonia di Eluana si avvia verso la fine. Un film di rara precisione, che alla fine colloca il regista, oggi 72enne, tra i più lungimiranti osservatori dell’evoluzione sociale italiana.

Alcune manifestazioni di dissenso hanno segnato la presentazione di “Bella addormentata”. Se lo aspettava?
Secondo i manifestanti, con il mio film avrei ucciso una seconda volta Eluana. E’ terribile quanto affermano, una frase che viene pronunciata in nome dell’amore, tipico dei cristiani. Tuttavia si tratta solo una piccolo numero di cattolici italiani poco tolleranti. Era già successo nel 2009: solo qualche attivista era arrivato in corriera a Udine, al capezzale di Eluana. Il grosso delle discussioni tra laici e cattolici era stato già effettuato attraverso i media.

Eluana è morta il 6 febbraio 2009. Perchè ha atteso tre anni prima di realizzare il film?
Bella Addormentata nasce dalla mia ammirazione per Bepino Englaro, padre di Eluana, una persona discreta, che per molti anni ha lottato da solo, rifiutando sempre ogni strumentalizzazione. Quando ho iniziato a lavorare su questa vicenda, ho creduto di esserne troppo coinvolto, ho lasciato quindi passare un po’ di tempo per poter poi lavorarci su con maggiore distacco.


Il suo film colpisce per la sua grandezza e musicalità
Mi piace circoscrivere nel tempo le mie storie. Due giorni nel film “L’ora di religione” del 2002, qui sei giorni. La geografia del film viceversa è molto vasta: Udine, Roma, il Piemonte, la Toscana… Con questa varietà di luoghi sentivo nel mio inconscio che avrei potuto parlare di tutta l’Italia.

E’ lei, [l’Italia], la “bella addormentata” del titolo?
Diciamo che è la maggior parte dei personaggi che si sveglia o si risveglia: il senatore che si oppone al proprio partito, sua figlia che trova l’amore, una donna che rinuncia a suicidarsi... Ad un certo punto, uno di loro afferma che l’Italia è un paese cinico e depresso, proprio quello che penso anch’io. La classe politica manca di senso civico, i giovani di entusiasmo. Ognuno pensa a sé. La disperazione affossa il nostro presente e ci impedisce di immaginare un futuro.

In tutto il film appaiono schermi televisivi. Secondo lei quanto ha contribuito la televisione alla depressione italiana?
La televisione ha sconfitto il cinema, ed io ne sono testimone. Quando ho iniziato il cinema era una forza indipendente, incuteva paura e dava scandalo. Oggi l’Italia produce solo film di cassetta, legati a puri scopi commerciali. Esiste solo una manciata di autori ,che sopravvive come se vivesse in una riserva.

Nonstante la sua forma corale, il film appare di carattere impegnato
Io non mi fido delle posizioni prese per principio, a priori, ma non credo alla neutralità nell’arte e i miei film riflettono le mie idee. In fondo assomiglio al personaggio del senatore, interpretato da Tony Sorvillo. Mi riconosco nella sua fragilità, nelle sue incertezze, nella sua moralità, nell’attenzione che rivolge a chi lo circonda.

Perchè gli ha fatto rivestire la parte di un iscritto a Forza Italia?
Dopo lo scioglimento del partito, molti ex socialisti, non fidandosi dei comunisti, hanno scelto il campo di Berlusconi, con la speranza di cambiarlo dall’interno. Tra di loro c’erano persone oneste/serie, proprio come questo personaggio.

In una scena iniziale del film un flash televisivo mostra le difficoltà finanziarie che turbano l’Italia. Lei ha subito la crisi [economica italiana]?
Gli artisti non hanno subito il taglio degli stipendi, sono solo stati ridotti di numero. Per esempio, il gruppo Mediaset ha diminuito i suoi investimenti nel cinema. Ma, malgrado la recessione, la RAI ha co-prodotto il film e noi siamo stati in grado di girare con un’ampia disposizione di mezzi. Vede l’Italia è un paese pieno di contraddizioni. Per esempio gli studi di Cinecittà gestiti in maniera disastrosa in passato, se vogliono resuscitare devono reinventarsi e liberarsi dal proprio passato. Restare legati a Fellini, Ben-Hur, Quo Vadis li porterà al fallimento totale.

Questa è una situazione simile a quella del giovane attore di “Bella Addormentata”, che vive all’ombra della madre, una famosa attrice ormai al tramonto...
E’ in una posizione precaria, deve farsi un un nome nonostante la presenza della madre che considera la sua vocazione una maledizione. Ironicamente nel casting sono presenti tre “figli d’arte”: quello di Ugo Tognazzi, di Michele Placido e mio figlio Pier Giorgio. Tutti e tre devono dimostrare di avere talento e smentire chi sospetta che abbiano goduto di privilegi.

I personaggi del suo film spesso sono in contrasto con il gruppo a cui appartengono: lavoro, famiglia, partito...
E’ una situazione che considero normale. Mi piace immaginare personaggi che non accettano di essere ridotti ad un ruolo passivo, e che invece si scontrano con l’ordine precostituito.

E’ per questo che nei suoi film spesso si incontrano personaggi folli?
La follia è una forma perdente di ribellione. E’ una rivolta con cui a volte posso anche trovarmi d’accordo, ma è talmente disperata che è destinata a fallire.


Nessun commento:

Posta un commento