martedì 13 marzo 2012

La sentenza sull'amianto fa storia in Francia

Amianto: “La sentenza italiana servirà d’esempio” in Francia


di Caroline Politi
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'estero

“Questo processo servirà d’esempio” spiega Jean Paul Teissonnière, che ha rappresentato le vittime francesi e i loro familiari nel processo che si è svolto a Torino.

Il tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di reclusione i due responsabili della società Eternit, la più grande azienda produttrice di amianto del mondo. Una decisione storica che potrebbe dare nuovo slancio al procedimento [in atto anche] in Francia.

Raramente una decisione presa dalla giustizia italiana è stata attesa con così tanta impazienza nel paese d’oltralpe. Lunedì scorso, il tribunale di Torino ha deliberato nel più grande processo mai iniziato sul dramma delle vittime dell’amianto. E la sentenza è stata accolta con sollievo dalle vittime di tutto il mondo: i due principali imputati, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Jean Louis de Cartier de Marchienne, 90 anni, sono stati dichiarati responsabili della morte di 3 000 persone e condannati a 16 anni di prigione. Una decisione definita storica proprio al di là del confine. In effetti è la prima volta che un tribunale penale emette una sentenza su questo argomento, per il quale finora erano state portate a termine soltanto delle procedure civili, miranti principalmente ad ottenere risarcimenti per le vittime. Ma lunedì finalmente sono stati individuati dei responsabili.

Ripartizione regionale in Francia dei decessi per amianto, suddivisi tra uomini e donne
Certo si tratta di una vittoria italiana, ma che porta un vento di speranza alle vittime francesi. “Questo processo servirà da esempio - spiega Jean Paul Teissonnière, che ha rappresentato le vittime francesi e i loro familiari nel processo a Torino. È in questa direzione che occorre andare”. Molte delle vittime erano per altro giunte in Italia per assistere al verdetto. Claude Huet, amministratore nazionale dell’Adeva, la più grande associazione di vittime in Francia, faceva parte del gruppo. “Non potevamo sperare in meglio. La responsabilità e la colpevolezza dei dirigenti della Eternit sono finalmente state riconosciute. È indispensabile ricevere i risarcimenti, ma oggi vogliamo dare un nome a coloro che sono responsabili dei nostri mali. Una cosa non esclude l’altra”.

Vicende simili

Se questo processo sta tanto a cuore ai francesi è perché risulta essere molto simile in ogni passaggio a quello istruito in Francia nel 1996. Stessa società, Eternit, sui banchi degli imputati; stesso numero di vittime, stesse condanne civili per dolo colposo … “nelle due vicende, Eternit era a conoscenza dei pericoli dell’amianto, non ha adottato alcuna misura per proteggere gli operai, ha rifiutato di assumersi le proprie responsabilità anche quando è stata messa con le spalle al muro, e ha assoldato sindacati e corporazioni per mettere a tacere le accuse mosse dallo stato”, dichiara con toni accesi Michel Ledoux, avvocato dell’associazione Andeva.

Manifestazione francese delle famiglie dei deceduti per asbestosi

Spesso ci si burla della giustizia italiana, che viene accusata di essere nelle mani della mafia, ma oggi è proprio questa a far vergognare il nostro sistema.
Eppure, contrariamente all’Italia, l’istruttoria [francese] avanza a fatica da sedici anni. Nel dicembre scorso, la Camera istruttoria della Corte d’Appello ha persino annullato sei indagini sui dirigenti del gruppo Eternit. La principale differenza tra le due vicende si colloca, secondo gli avvocati delle parti civili, nell’organizzazione della giustizia italiana. “Contrariamente alla Francia, i giudici italiani sono totalmente indipendenti, spiega Jean Paul Teissonnière. In Francia, i giudici di istruttoria sono nominati dal potere esecutivo. Questo cambia tutto in vicende così sensibili. Inoltre in Francia la procura non ha mai incriminato nessuno”. Michel Ledoux aggiunge: “Spesso deridiamo la giustizia italiana, accusandola di essere al servizio della mafia. Ma oggi, fa vergognare proprio il nostro sistema giudiziario incapace di portare a termine una corretta istruttoria”.

L’unico punto positivo nella vicenda francese è che quattro membri della corporazione “Comitato permanente amianto” sono stati indagati per “omicidio e danni colposi”. In particolare sono stati accusati di aver aggravato le lesioni subite dalle vittime minimizzando i pericoli delle fibre. Il verdetto italiano restituirà forse un secondo respiro all’istruttoria.

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