lunedì 11 giugno 2012

Le fratture che devastano l’Italia

Les lignes de faille qui ravagent la terre d’Italie


Filosofo e scrittore, Roberto Degrassi fa alcune riflessioni sulla condizione morale della Penisola, devastata da catastrofi naturali, isolati attentati e una crisi economica davvero difficile. Dove si collocano le cause del “malessere” italiano?

Frattura nel terreno in Emilia

Recentemente, una giornalista svizzera si è posta tutta una serie di domande riguardo la “situazione morale dell’Italia” di fronte agli avvenimenti che si sono verificati negli ultimi tempi nella Penisola, anche prima del terremoto che ha sconvolto l’Emilia Romagna: il fatale attentato di Brindisi e  l’attacco terroristico di Genova in particolare. Forse la moralità non è la causa del malessere italiano, né di quello dell’Europa. E’ probabile che la morale stessa (o la sua assenza) si collochi piuttosto fra i mezzi e i fini, e si ritrovi nelle conseguenze di ciò che stiamo vivendo in Italia e in Europa. Quindi cosa c’è all’origine dello stato dei fatti, vale a dire di questa situazione, almeno per quanto riguarda l’Italia?

Istituto Professionale Morvillo-Falcone di Brindisi
Per cercare una risposta a questa domanda, dobbiamo capire in che senso e in che misura una certa comunità e le sue strutture sociali rappresentano una proiezione politica degli individui e una conseguenza delle loro relazioni, o meglio dei loro blocchi e delle loro lacune.
Un individuo è la memoria della propria storia, vale a dire di ciò che diventato; questo gli permette di aprirsi agli altri e a ciò che rappresentano, cioè conoscere la loro storia e il loro mondo. Se questa memoria viene repressa dallo stesso individuo, o manipolata e distorta da un potere esterno, l’individuo e i suoi simili non possono che instaurare tra loro una relazione conflittuale  basata sull’esclusione: clientelismo, corruzione, complicità e omertà sono infatti pratiche che escludono un vero confronto tra adulti, e quindi la competizione per merito e lo stato di diritto. Le forme di mafia, il totalitarismo fascista, le connivenze e le clientele che si sono stratificate durante i tre lunghi periodi di governo guidati da Giulio Andreotti, così come il regime oligarchico e mediatico di Berlusconi (i cui legami con la mafia sembrano ormai dimostrati dal processo Dell’Utri, ancora in corso), sono tutte espressioni di una grandissima frattura e di uno sradicamento dalle relazioni autenticamente politiche e dialettiche.

L' "imprenditore" Berlusconi
 Si tratta di un problema essenzialmente antropologico e psicologico, perché riguarda l’essere umano, e che di conseguenza è squisitamente morale, politico ed economico. Questo pare ovvio e lampante, nel caso di Berlusconi e della sua classe politica, che ha sempre sfruttato gli istinti più bassi, egoistici e quasi autistici dell’uomo, vale a dire il suo lato  meno umano e più animale. Gli organi del governo Berlusconi non sono mai stati né il Parlamento né le istituzioni giuridiche, che ha costantemente delegittimato. Il suo potere demagogico si è basato su un sistema televisivo asservito e manipolatore, costruito per sradicare la razionalità critica facendo leva sugli istinti più arcaici, infantili, aggressivi e rassicuranti: lo sfruttamento sessuale della donna, il linguaggio osceno del disprezzo e il gioco del calcio, spesso,  come è emerso recentemente, truccato e oggetto di infiltrazioni da parte dalla mafia italiana ed internazionale.



Se non ci si limita a raccontare gli eventi, e si cerca di analizzarne anche il significato simbolico, si deve riconoscere che l’attacco a Brindisi è stato perpetrato durante le celebrazioni in memoria dei giudici Falcone e Borsellino, simboli della lotta civile e sociale contro le varie forme di mafia, che, va detto, è diventata sempre più radicata e trionfante. La scuola vittima dell’attentato si chiama Morvillo-Falcone, dai cognomi del giudice e di sua moglie, uccisi dalla mafia nel 1992. Gli studenti di questa scuola fanno parte della vasta rete anti-mafia che cresce sempre più nell’Italia del sud. In questi  ultimi anni, la polizia ha arrestato molti boss importanti di organizzazioni criminali, e i loro numerosi beni sono stati confiscati e donati ad organizzazioni senza scopo di lucro (tra cui Libera) che gestiscono il [processo di] ritorno alla legalità dei territori in cui è presente il controllo  mafioso. L’attacco di Brindisi potrebbe quindi rappresentare una reazione del potere criminale contro la vera politica e la presenza dello Stato.

Monumenro dedicato a Pier Paolo Pasolini
Il poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini aveva una visione chiara e anticipatrice dei legami tra un certo potere istituzionale e alcune forme di illegalità e criminalità in Italia. Questa visione illuminata gli è stata possibile grazie probabilmente alla sua memoria, teologica laica, e marxista, da idealista e allo stesso tempo realista fino al pessimismo. Lo spirito dell’Italia non è solo quello di Dante, Tommaso d’Aquino e del filosofo idealista Benedetto Croce, ma anche (e allo stesso tempo), quello di Giacomo Leopardi, Luigi Pirandello, Eugenio Montale, autori rispettivamente del pessimismo storico, nichilista, relativista, ed esistenzialista. La memoria è stata necessaria a Dante per descrivere l’eternità e  le mutazioni dell’inferno, del paradiso e dei loro passaggi intermedi; ha permesso a Pasolini di descrivere il periodo del dopoguerra in Italia come un passaggio traumatico al mondo sacro della razionalità utilitaristica tipico della società capitalista.
Più in generale, la memoria offre contenuto alla consapevolezza che ogni individuo dovrebbe avere del senso della sua presenza nel mondo, cioè di quale ruolo dovrebbe svolgere nella realtà; questa idea – o coscienza – è una condizione necessaria affinché gli uomini e le comunità (sociale, politica, nazionale, europea, ecc.) siano in grado di decidere e pianificare il proprio futuro, ciò che vogliono diventare. Ma questa consapevolezza non giunge da sola; durante la seconda guerra mondiale, il sociologo Erich Fromm ha dimostrato che le persone spesso fuggono di fronte alle scelte e alle responsabilità, cioè di fronte alla libertà, che fa paura. Non è un caso che le due grandi nazioni europee che hanno conosciuto per ultime l’unità politica e per prime i regimi totalitari e i loro effetti, Italia e la Germania, sono anche quelle che hanno offerto il terreno più fertile per la rinascita del terrorismo ideologico durante le contestazioni del Sessantotto.
Per ora non è facile stabilire se l’attentato contro l’amministratore del settore nucleare del gruppo Ansaldo a Genova dimostri la rinascita di un “terrorismo ideologico” o anarchico. In ogni caso, l’Italia è un laboratorio particolarmente ricco e rigoroso, in cui studiare le logiche e gli effetti della “fuga dalla libertà” e dalla responsabilità, che sia  di ordine totalitario, terroristico o mafioso. In effetti, per circa quindici anni, la metà degli italiani ha preso la decisione, a livello psicologico e antropologico, di delegare le proprie scelte politiche ed economiche ad un magnate, che ha fondato la sua ricchezza e quindi il suo potere non solo su una drastica riduzione della democrazia parlamentare mediante  accordi personali con le ”corporazioni” professionali  e con i poteri illegali, ma anche sulla riduzione della concorrenza di mercato (il cuore del sistema capitalistico) a favore dei clienti delle stesse corporazioni e infine, sulla messa in discussione della libertà civile, dell’ uguaglianza giuridica e della solidarietà.

Relitto del transatlantico Costa

Questa trattativa al ribasso è stata realizzata attraverso una demagogia mediatica, e l’affermazione dei privilegi e dell’impunità delle prevaricazioni. Questo è stato possibile in particolare grazie ad una delegittimazione mediatica della del potere giudiziario e di qualsiasi forma di critica e di opposizione.
L’esercizio di questa forma di potere per circa quindici anni ha causato ferite così profonde nel corpo sociale della nazione, e una tale devastazione nel tessuto politico ed economico che sarebbe difficile immaginare che l’Italia si ristabilisca rapidamente. D’altra parte, ci si potrebbe e ci si dovrebbe chiedere se l’Italia creata da Berlusconi e dalla sua classe politica non abbia contribuito più di quanto ci si possa rendere conto a determinare lo stato attuale dell’economia europea, forse soprattutto per sue mancanze e la sua inerzia. L’affondamento tragicomico e grottesco del transatlantico Costa è stato considerato dalla maggior parte dei giornali e soprattutto dall’opinione pubblica come una metafora e come una caricatura estremamente verosimile del fenomeno del  ”berlusconismo” e della sua “etica” fatta di egoismo meschino e irresponsabile, che può essere sintetizzata come segue: penso solo ai fatti miei, e se a causa di questo ci sono problemi, spetta agli altri a risolverli; quanto a me, me la filo negando ogni responsabilità, anche la più evidente, scaricando la colpa sugli altri.

Ghe pensi mi!
Non è forse la finta scusa del bambino, che rifiuta di confrontarsi con l’evidenza della realtà, rifugiandosi nel grembo materno, o persino nella TV e nel gioco della seduzione? Il fatto è che, in realtà, le vittime del naufragio di questo sistema, infantile e orgiastico allo stesso tempo, sono 60 milioni di italiani, dei quali solo una parte era consenziente.

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