mercoledì 6 giugno 2012

Niente futuro per gli italiani

Lunedì le scosse hanno continuato a colpire la regione di Ferrara. Nel paese traumatizzato dal terremoto e minato dalla crisi, secondo l’antropologo Fabrizio Sabelli, il peggio deve ancora arrivare.
Lunedì decine di scosse di assestamento hanno continuato a colpire la regione di Ferrara dopo il terremoto di domenica mattina, che ha causato sette vittime e l’evacuazione di oltre 5 000 persone. Nel frattempo, nel sud del Paese, le autorità sono impegnate in una caccia all’uomo per trovare il responsabile dell’attentato di Brindisi, che ha causato sabato la morte di una studentessa di 16 anni, prima di procedere all’ interrogatorio di due persone sospettate. Queste circostanze drammatiche non hanno affatto incoraggiato gli italiani a recarsi alle urne in occasione del secondo turno delle elezioni amministrative che hanno avuto luogo domenica e lunedì. Questo ha causato un tasso di astensione record, mentre il Presidente, Mario Monti, ha lasciato in fretta il G8 per tornare da Chicago ieri a metà giornata e raggiungere il capezzale di un’Italia traumatizzata. Si terrà martedì la riunione di gabinetto con cui verrà decretato lo stato di emergenza nelle zone colpite dal disastro.

Indebolita, disgregata, stordita
Lo scorso gennaio il naufragio della Costa Concordia, tragico e ridicolo allo stesso tempo, sembrava fare eco al crollo di Silvio Berlusconi. Oggi il terremoto che ha messo a terra l’Emilia nella notte tra sabato e domenica offre anche una perfetta immagine della situazione in cui si trova la Penisola: indebolita, disgregata, stordita. Minato dalla crisi economica e dal peso dell’austerità, il Paese deve anche vedersela con una ripresa della minaccia terroristica, rivendicata in primo luogo dai militanti della Federazione Anarchica Informale (FAI), e da un malessere sociale profondo, che si traduce negli ultimi mesi in un aumento del numero di suicidi tra gli imprenditori e i disoccupati.
Per l’economista e antropologo Fabrizio Sabelli, docente onorario presso l’Istituto superiore per lo studio e lo sviluppo di Ginevra, non c’è dubbio che l’Italia sia con il morale a terra. Ma il peggio, sottolinea l’esperto, è che non ha alcun motivo per credere che la sua situazione migliorerà entro un termine ragionevole. Ecco l’intervista.


Cosa possiamo dire oggi sullo stato di salute del Paese?
Come molti altri osservatori, credo che l’Italia stia attraversando il periodo più difficile della sua storia dalla Seconda Guerra Mondiale. Vi è prima di tutto la drammatica situazione economica della Penisola [inizio della recessione alla fine dello scorso anno, con un debito di 1900 miliardi di euro, pari al 120% del PIL, N.d.A.]. Non esiste una soluzione per riavviare il Paese a breve o a medio termine. Gli italiani sanno che si troveranno ad affrontare mesi o anni di sacrifici molto gravosi. A questo occorre aggiungere la loro disperazione per la mancanza di potere morale. I politici, che pensano prima di tutto a trarre benefici dal sistema, non godono di alcuna credibilità. Altamente politicizzati, gli italiani vivono molto male questa grave crisi della democrazia. Si rendono conto che non vi è alcuna prospettiva di futuro per loro, non c’è domani. Il loro comportamento di fronte al terremoto è rivelatore: invece di rimboccarsi le maniche, li vediamo storditi. Di fronte a questo evento catastrofico, non hanno più la forza di reagire.


Eppure il governo Monti ha tracciato una rotta che cerca in tutti i modi di mantenere per risollevare il Paese.
Non è colpa del governo, sta anche facendo un buon lavoro, ma resterà in carica solo per pochi mesi [fino ad aprile 2013, data delle prossime elezioni politiche, N.d.A.]. Mario Monti e i suoi ministri non possono fare nulla contro calamità come le mafie, infiltrate in vario modo in tutti i livelli del potere politico, e che hanno conosciuto un periodo d’oro sotto l’era Berlusconi. La sociologia del potere è problematica in Italia. Questo preoccupa i cittadini e questo spiega il successo di un movimento come il Cinque Stelle, del comico Beppe Grillo, che non ha alcun carisma e fa discorsi populisti, ma che si è distinto durante le elezioni municipali. E questo provoca anche preoccupazioni tra i potenziali investitori, che potrebbero ancora contribuire a rimettere il Paese sulla strada della crescita.

Il peggio deve ancora venire?
Credo di sì. Ci sarà prima la parentesi estiva, ma le prospettive economiche sono negative e la crisi dell’euro stagna e non fa ben sperare. Le manifestazioni pubbliche di disagio sociale probabilmente si moltiplicheranno nei prossimi mesi.

Quali soluzioni prevedete sul breve termine?
Questo Paese ha dimostrato di aver sempre trovato grandi risorse nei momenti peggiori della sua storia. Se la crisi si diffonde al resto d’Europa, sono particolarmente ottimista circa il ruolo che sarà in grado di sostenere l’Italia, soprattutto per la comprensione dei fatti dimostrata da Mario Monti su scala europea. Sono anche ottimista perché vedo emergere nuovi modi di concepire le relazioni tra economia e cultura, per esempio, o perché l’Italia possiede uno dei settori associativi tra i più dinamici in Europa. Quindi esiste in campo sociologico e culturale un terreno fertile per la nascita di nuovi progetti e nuove energie, ma per farli fiorire nuovamente, la distribuzione delle carte deve cambiare economicamente e politicamente.

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