giovedì 23 agosto 2012

La fine dell’euro è nell’aria


La fin de l'euro entre dans les esprits

di Jean-Marc Vittori
Pubblicato in Francia il 20 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Prepariamoci alla fine dell’euro. Cinque anni fa solo a un fantasista o a un estremista poteva venire in mente un’idea del genere. Poi è arrivata la crisi, il terremoto greco e le sue scosse di assestamento, arrivate fino in Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia e che hanno scosso anche la Francia. Il primo rimedio proposto contro i disastrosi effetti di questo terremoto è stato quello di espellere gli alunni indisciplinati dalla zona euro. La cancelliera Angela Merkel, lo annunciava già dalla primavera del 2010, le hanno fatto eco la settimana scorsa i ministri austriaci e, a sentir loro, la pista sarebbe stata presa in esame dai governi europei.
La seconda soluzione, la più radicale, non riguarda un paese soltanto o qualche paese, ma proprio tutta la zona euro, che è scoppiata. Questa soluzione è stata proposta inizialmente da guru, esperti e cassandre. Dalla scorsa estate, durante la quale la Spagna e l’Italia sono state attaccate sui mercati finanziari, questa frammentazione è diventata un’ipotesi di lavoro. Prima nel settore privato, nella private banking e nei comitati di amministrazione delle grandi aziende, e poi nel settore pubblico. Il Ministro degli esteri finlandese Erkki Tuomioja, ha vuotato il sacco la settimana scorsa, spiegando che il suo governo era già pronto a questa eventualità. La cosa certa è che i finlandesi, che sono stati i primi ad accogliere con orgoglio l’avvento dell’euro, sono oggi tra i più delusi e lo hanno fatto sapere a gran voce con il loro voto.

Questo lento cambiamento di opinione, in cui ciò che era inimmaginabile è diventato concepibile se non addirittura probabile, mina profondamente la moneta unica. Credere alla fine dell’euro fa presagire la fine della credibilità dell’euro, poiché il denaro non è un costrutto umano come altri. Esso si basa principalmente sulla fiducia e soprattutto per quel che riguarda l’euro, piuttosto che il dollaro, lo yen, la sterlina o il franco svizzero, dato che l’euro è la prima grande moneta creata senza alcun fondamento materiale come l’oro o l’argento.
Con il meccanismo infernale di un’unione monetaria senza un’unione fiscale, i governi europei si sono arenati in una pericolosa alternativa. Di fronte ad una crisi, che questo meccanismo non consente di affrontare, non prepararsi alla fine dell’euro significherebbe dimostrare di essere incoerenti se non incoscienti. Prepararsi alla fine dell’euro aumenta la probabilità di realizzazione di questo evento distruttivo, agevolandolo in tutta una serie di decisioni di aspetto tecnico.
Nel secolo scorso, gli Europei hanno avuto a che fare due volte con un dilemma simile: prepararsi per la Guerra o meno. Sappiamo com’è andata a finire. Da allora si suppone che abbiamo imparato.

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