giovedì 16 agosto 2012

Una città tutta al femminile in Arabia saudita

In Arabia Saudita presto una città interamente riservata alle donne
Articolo pubblicato in Francia il 13 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli
Non possono ancora votare, ne’guidare un’auto, ma le donne saudite avranno presto una città tutta per loro.

Le autorità del regno più conservatore del Golfo Persico hanno dato il via libera ad un progetto per la costruzione a Hofuf, nell’est del paese di una città industriale, interamente dedicato al sesso debole. Il complesso, che verrà inaugurato l’anno prossimo, consentirà alle lavoratrici di diventare imprenditrici e assumere alle loro dipendenze altre donne arabe, senza violare la legge mussulmana, che impone in tutto il paese la divisione degli spazi vitali e lavorativi tra donne e uomini.
Discriminare per favorire l’emancipazione? Secondo il presidente dell’Autorità Saudita per la Proprietà Industriale (Modon) che sovrintende il progetto, l’equazione potrebbe rivelarsi vincente. In un’intervista al quotidiano britannico The Guardian, il responsabile si è detto certo che le donne potranno dimostrare la loro efficacia in molti campi e scegliere le attività che più sono adatte ai loro interessi, alla loro natura e alle loro capacità ».
Sul posto, che metterà a disposizione uffici e persino linee di produzione, verranno creati quasi cinquemila posti nei settori tessile, farmaceutico e agro alimentare. Secondo Molon l’attuazione del centro di Hofuf, situato nei pressi dei quartieri residenziali, «permetterà alle donne di spostarsi più agevolmente dalle case ai propri posti di lavoro ».

Il progetto promosso da un gruppo d’imprenditrici saudite, ha come scopo la creazione di nuove opportunità di lavoro per le neodiplomate. « La nuova città industriale avrà anche un centro di formazione professionale per aiutare le donne a sviluppare il proprio talento e a prepararle al lavoro in fabbrica » spiega l’imprenditrice Hussa Al-Aun al quotidiano arabo Al Eqtisadiah.
Vittime di una delle società più repressive del mondo, le donne saudite hanno difficoltà ad accedere al mercato del lavoro. Posso lavorare come cassiere nei supermercati o allo sportello (non misto) delle banche, e solo da poco possono lavorare nei negozi di abbigliamento intimo femminile. Con un regio decreto, entrato in vigore nel mese di luglio, si sono ora aperte anche le porte dei negozi di cosmetici, anche se le autorità religiose saudite stanno cercando di frenare qualsiasi tentativo di progresso.
Emittente televisiva gestita da donne in un paese musulmano
Una comunicazione del comitato dell’Ifta, che dipende dal comitato degli Oulemas, uscito nel mese di novembre 2010, ricordava alle donne, e in particolare alle cassiere, che “non era loro consentito lavorare in luoghi frequentati dagli uomini” e che “dovevano trovarsi dei lavori in cui non possono essere attratte dagli uomini, ne’ attrarli”.

In tempi più recenti, la presenza di atlete saudite a Londra ha sollevato le ire dei conservatori che, tramite un post su Twitter, hanno accusato il presidente del Comitato Olimpico di “offrire delle saudite alle Olimpiadi”. Ai Giochi di Pechino, nel 2008, il regno Wahabita era stato uno tre paesi nel mondo, assieme al vicino Quatar e al sultanato del Brunei, ad inviare nella capitale cinese una delegazione esclusivamente maschile.
Deciso a riformare e a modernizzare la società, il re Abdullah ha comunque promesso l’accesso alle urne alle donne entro il 2015. “Perché, in conformità alla Charia, e a seguito di consultazioni con molti studiosi (religiosi), noi rifiutiamo la marginalizzazione del ruolo della donna nella società saudita in tutti i campi”, quindi esse potranno finalmente votare ed essere persino elette in parlamento.
Libertà e giustizia tranne alle donne e ai Dhimmis (Ebrei e cristiani)
- Al-Husseini


Nessun commento:

Posta un commento