Condamné à 7 ans de prison, Berlusconi en guerre pour sauver sa peau
di Marcelle Padovani
Pubblicato in Francia il 24 giugno 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli
La condanna del “Cavaliere” nella vicenda Ruby potrebbe indurlo ad irrigidire il suo atteggiamento nei confronti del governo Letta.Sette anni di reclusione e l’interdizione [perpetua] dai pubblici uffici: la sentenza è arrivata alle 17:22 lunedì 24 giugno nell’aula del Tribunale di Milano gremita di avvocati e giornalisti. Ma Silvio Berlusconi non era presente, così come la sua principale accusatrice, il procuratore Ilda Boccassini. La pena è più pesante di quella che aveva richiesto il pubblico ministero. E se verrà confermata nei successivi gradi di giudizio, il "Cavaliere" dovrà rassegnare le dimissioni dalla sua carica di senatore.
"Il processo del secolo", hanno scritto. Effettivamente, è durato più di due anni, con 50 udienze, praticamente una a settimana. L’accusa era di concussione ed istigazione alla prostituzione minorile. Ricordiamo i fatti: il 27 maggio 2010, mentre Sua Emittenza, che allora era Presidente del Consiglio, si trova a Parigi, una ragazzina viene arrestata per furto e condotta in una stazione di polizia a Milano. Colpo di scena: Berlusconi in persona chiama il commissariato milanese alle 2 del mattino pretendendo che venga rimessa in libertà quella che chiama la "nipote di Mubarak". Però Karima el Mahroug, questo il suo vero nome, anche se si fa chiamare 'Ruby', non è egiziana ma marocchina, e non ha alcuna parentela con il dittatore del Cairo e in più è minorenne.
In guerra per salvarsi la pelle
E’ da lì che partono le indagini e l’incredibile storia dei bunga-bunga inizierà a dipanarsi, facendo il giro del mondo: nella Villa di Arcore, soprannominata improvvisamente "Villa hardcore", si svolgevano cene particolari che si concludevano con striptease e rapporti sessuali con escort, talvolta minorenni, regolarmente pagate dal padrone di casa. Uno scandalo senza precedenti, che Berlusconi tenterà di trasformare in un "complotto politico allo scopo di toglierlo di mezzo".
Resta da vedere ora come il condannato gestirà la sua ennesima sconfitta giudiziaria. Impensabili le sue dimissioni, anche se diventerà sempre più difficile per lui riuscire a mantenere un ruolo politico in Parlamento. Ciò che si teme è piuttosto un irrigidimento del suo atteggiamento nei confronti del governo Letta, appoggiato proprio dal Popolo delle Libertà: perché il "Caimano" ha tutto l’interesse a spostare l'attenzione su un'eventuale crisi dell'esecutivo, o addirittura sulle elezioni anticipate.
Ma Berlusconi combatterà le istituzioni, anche se venisse cacciato dal “Palazzo”, e rimanesse fuori dal Parlamento. Diventando così un vero leader "extraparlamentare", in guerra per salvare la sua pelle. Bella prospettiva per l'Italia, che ha già un leader di questo genere nella persona di Grillo e nel suo Movimento 5 Stelle. O meglio: una prospettiva insostenibile poiché Berlusconi e Grillo messi assieme, attualmente rappresentano i due terzi dell'elettorato.
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