mercoledì 23 maggio 2012

Italia: battaglia a metà contro la mafia

Italie : le combat inachevé contre la Mafia

di Philippe Ridet
Pubblicato in Francia il 18 maggio 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero

L'Italia onora i suoi martiri. Giornali e televisioni della penisola dedicano ampi spazi alle edizioni speciali. Innumerevoli sono i libri e i DVD dedicati all’avvenimento. Una vera e propria catarsi. Abbiamo rivisto il volto allegro del giudice Giovanni Falcone, e quello più austero, del suo amico e collega Paolo Borsellino. Abbiamo rivisto le foto del cratere lasciato dall’esplosione della bomba sull'autostrada tra Palermo e Punta Raisi che, il 23 maggio 1992, ha ucciso il primo; e le auto bruciate dall'esplosione di un'autobomba che, il 19 luglio dello stesso anno, in via Damelio a Palermo, ha posto fine all’esistenza del secondo. Al di là del dolore e delle lacrime, delle testimonianze e del ricordo dei fatti, mentre le indagini sono state riaperte per scoprire chi ha ucciso i due magistrati e per quale motivo, sorge spontanea la domanda: vent'anni dopo, chi ha vinto? Lo Stato a volte accusato di essere stato negligente se non complice della criminalità organizzata o la mafia?


Falcone e Borsellino
3% del PIL nazionale
Da un punto di vista economico, la mafia, nel senso più ampio, fa affari. Il fatturato complessivo delle quattro principali organizzazioni criminali - Cosa Nostra in Sicilia, la Camorra nel napoletano, la'Ndrangheta in Calabria e la Sacra Corona Unita in Puglia - si aggira, secondo numerosi studi, sui 130 miliardi di euro ossia il 3% del PIL italiano! La'Ndrangheta ha il primato: il traffico di armi, droga, estorsione e rifiuti produrrebbe circa 44 miliardi di euro all'anno. Il suo impero, inizialmente limitato ai paesini sperduti in Aspromonte, ora si estende alle regioni tranquille della Liguria e del Piemonte, 1000 chilometri a nord ...

"Abbiamo vinto tante battaglie”, è l’analisi di Pietro Grasso, Procuratore Nazionale Esecutivo della mafia, “ma non abbiamo ancora vinto la guerra." dal punto di vista delle battaglie vinte, il bilancio parla da sé. L'assassinio di due giudici ha permesso una presa di coscienza da parte delle istituzioni, seguita da ondate di arresti senza precedenti. I Boss dei Boss della Sicilia, Totò Riina e Bernardo Provenzano, sono stati arrestati rispettivamente nel 1993 e nel 2006. Le dichiarazioni, in seguito, di Michele Zagaria e Antonio Iovine, due capi della camorra napoletana, hanno dimostrato la tenacia del governo. Manca ancora in questo quadro Matteo Messina Denaro, considerato l'ultimo boss di Cosa Nostra.


Affiliati e Pentiti della mafia
Leggi più severe avrebbero portato all'arresto di circa 5.000 persone, tra cui 24 dei 30 mafiosi più ricercati. La creazione del reato di "associazione mafiosa" ha permesso ai giudici di estendere il cerchio delle loro indagini ai complici. Le informazioni sono spesso ottenute attraverso le confessioni dei "pentiti" a cui lo Stato garantisce una riduzione della pena e una protezione. Un altro strumento efficace: l'applicazione sistematica per i grandi mafiosi della  condanna all'ergastolo, in nome di una legge approvata nel 1975, ma utilizzata solo dopo gli attentati contro i coniugi  Falcone e Borsellino. Un regime carcerario particolarmente duro che impedisca al boss ogni contatto con il clan e la famiglia.

Con la confisca e il sequestro dei beni appartenenti alle famiglie mafiose (imprese, terreni, case, veicoli, contanti), la criminalità organizzata viene colpita nel portafoglio. Fondata nel 2010, l'Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati e Sequestrati (ANBSC) censisce al 1° aprile 2012, 12.083 beni sequestrati, tra cui 1.552 aziende, per un valore sulla carta di circa 10 miliardi di euro. "Se i mafiosi sono disposti a trascorrere tutta la vita in prigione, temono molto di più  vedere il loro impero finanziario spazzato via", spiega Grasso.

Piero Grasso
Perché la mafia cambia e si adatta. Dopo i boss Riina e Provenzano, che hanno guidato le loro famiglie dagli ovili nascosti nelle colline della Sicilia, la mafia si è trasformata, indossando il colletto bianco e il doppio petto. I suoi picciotti o i prestanomi si sono infiltrati nella politica e nel mondo degli affari nel Nord Italia. Nel 1995, per la prima volta, un comune del Nord, Bardonecchia (Piemonte), viene commissariato per "infiltrazione mafiosa". Gli arresti più spettacolari degli ultimi anni hanno avuto luogo a Milano, dove nel 2010, sono stati arrestati circa un centinaio di membri della 'Ndrangheta. L'ex Segretario di Stato per gli affari economici del governo Berlusconi, Nicola Consentino, legato al clan dei Casalesi, che domina la camorra, ha dovuto rassegnare le dimissioni. L'ex presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, detto Totò, soggiorna in prigione, condannato per favoreggiamento a  Cosa Nostra.

Lo stesso Silvio Berlusconi, che sostiene di aver assegnato i colpi più duri al crimine organizzato, è citato da un collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza, per aver negoziato con la mafia l’arresto dei massacri degli anni ‘80 e ‘90 prima di arrivare al governo nel 1994. Uno dei suoi aiutanti, il senatore Marcello Dell'Utri, siciliano di nascita, avrebbe avuto il ruolo di  "negoziatore". Condannato a sette anni di carcere per "concorso esterni in associazione mafiosa", il senatore è stato "graziato" dalla Corte di Cassazione, che ha chiesto di riaprire il processo.



Resistenza civile
"Silvio Berlusconi ha fatto il doppio gioco, ed è quasi altrettanto grave, dice Francesco La Licata, esperto di mafia al quotidiano La Stampa. Si vantava di aver fatto arrestare numerose persone, ma ha anche messo in pericolo il lavoro della magistratura, denigrandola o volendo limitare l'uso delle intercettazioni per sottrarsi ai processi e alle indagini  in cui è coinvolto. "

Ma la società sta cambiando. Le serie di arresti sono ora accolti con manifestazioni di giubilo a Palermo, Trapani e Napoli. Gli agenti di polizia coi volti coperti dai passamontagna, che portano le loro prede alla polizia sono salutati come eroi. Le associazioni, come Addio Pizzo, invitano, con un certo successo mediatico, i negozi al boicottaggio e le imprese a denunciare le estorsioni. Confindustria in Sicilia, l'equivalente del MEDEF [in Francia ndt], ha deciso allontanare dagli iscritti tutti gli  imprenditori sospettati di legami con la mafia. Infine, il lavoro dell’ associazione Libera, guidato da un prete, Don Luigi Ciotti, ha contribuito a far avanzare l'idea di una resistenza civile nei confronti della criminalità organizzata. "In Sicilia, spiega Attilio Bolzoni, giornalista de La Repubblica, la gente sa ora da che parte stanno il bene e il male. Ma a Roma o Milano? In queste città, spesso si continua a negare l’esistenza della mafia".

Mappa dei comuni italiani sciolti per infiltrazioni mafiose
Giovanni Falcone spiegava che, "come tutte le società umane, la mafia è destinata a scomparire". L'Italia ne sarà libera un giorno? Per Piero Grasso, l'opera più urgente ora consiste nel tagliare i legami tra la criminalità organizzata e i poveracci che abitano in Calabria, Campania, Sicilia o Puglia a cui la mafia fornisce una sorta di "protezione sociale". Francesco La Licata si chiede: "Cosa accadrebbe in queste aree senza la mafia, lo Stato non ha i mezzi economici, oggi, per sostituire l'economia legale alle attività illegali».

Nel 2008, l'ex ministro della Cultura Vittorio Sgarbi, che è diventato sindaco di Salemi, in Sicilia, urlava dalla finestra del suo ufficio: "La mafia è una m ... Non esiste più!" Voleva aprire nella sua città un "museo della criminalità organizzata", per dimostrare che questa apparteneva alla storia. Quattro anni più tardi, il Consiglio municipale è stato sciolto per "infiltrazioni mafiose" ...

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