Italie : le défi de Mario Monti
di Céline Antonin
Pubblicato in Francia il 11.05.2012
Traduzione di Claudia marruccelli per Italia dall'Estero
Da quando ha assunto l'incarico, il 12 novembre 2011, l’obiettivo di Mario Monti è stato esplicito, costruito attorno al trittico: disciplina fiscale, crescita ed equità. Riuscirà il premier a superare la sfida?
Mario Monti ha assunto l’incarico al posto di Silvio Berlusconi, mentre cresceva ea dismisura la diffidenza degli investitori nei confronti dell'Italia, dimostrata anche dal crescente tasso differenziale di interesse con la Germania e il forte aumento dei prezzi CDS (Credit Default Swap).
Per soddisfare il suo obiettivo primario della disciplina di bilancio, una delle prime misure del governo è stata nel dicembre 2011 l'adozione di un piano di austerità, di 63 miliardi di euro in tre anni. Questo piano, il terzo dell’anno, con il suggestivo nome di Salva Italia, mira a raggiungere quasi il pareggio delle finanze pubbliche entro il 2013.
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, rilanciare la crescita e rafforzare la competitività del paese, questo era già presente nel piano Cresci Italia, adottato dal Consiglio dei ministri il 20 gennaio 2012 mentre incombeva la tempesta. Oltre ad una semplificazione delle procedure amministrative (gare di appalti, la creazione di imprese, passaggio al digitale, ...) e la liberalizzazione delle libere professioni, dell'energia, dei trasporti e delle assicurazioni, il piano prevede alcune riforme complementari, in particolare in tema di flessibilità del mercato del lavoro. Mentre le misure di austerità sono state adottate con facilità, questo secondo piano è stato accolto male, in particolare le discussioni sulle modifiche all'articolo 18 del Codice del lavoro che tutela dal licenziamento [senza giustificato motivo.] gli operai e i lavoratori delle imprese con più di quindici dipendenti Alla fine, in termini di equità, i progressi si vedono appena, specialmente nella lotta contro l'evasione fiscale e contro l'economia sommersa.
La popolazione sa che le misure saranno dolorose: il quotidiano economico Il Sole 24 Ore ha annunciato infatti che l'aumento annuo delle tasse per una famiglia media che vive in Lombardia raggiungerà i 1.500 euro annui, e quasi 2.000 euro per una famiglia residente del Lazio. Eppure la popolazione italiana ha finora dimostrato un grande senso di responsabilità nazionale, accettando con rassegnazione la cura del consolidamento fiscale. Per quanto riguarda i mercati finanziari, inizialmente hanno allentato la pressione sul paese, il differenziale dei tassi a lungo termine del governo rispetto quelli della Germania è passato da 530 a 280 punti base dall'inizio di gennaio a metà marzo 2012. L'azione di Mario Monti non è l'unica spiegazione: con l'acquisto di obbligazioni verso la fine del 2011 e le due operazioni di rifinanziamento del sistema bancario a 3 anni (ORLT), per un totale di 1.000 miliardi di euro, di cui hanno beneficiato grandemente da banche italiane, la BCE ha partecipato attivamente a questo rilassamento dei tassi. Inoltre, anche il successo del piano di scambio del debito greco con i creditori privati ha contribuito ad ammorbidire gli interessi.
La situazione resta ancora fragile e volatile: è bastato che la Spagna mostrasse dei segni di debolezza finanziaria, che l'Italia subisse nuovamente la sfiducia e che il differenziale di tasso di interesse a lungo termine con la Germania si rialzasse nuovamente, raggiungendo 400 punti base all'inizio di maggio 2012 e che i premi sui CDS riprendessero a salire .
Quindi, quali sono le prospettive per i prossimi due anni? Dopo una recessione iniziata nel 2011, con due trimestri di crescita negativa, l'Italia dovrebbe conoscere un anno 2012 difficile, con una forte contrazione del PIL del 1,7% come risultato di tre piani di austerità approvati nel 2011. Questo effetto continuerà nel 2013, con un’ ulteriore contrazione del PIL del -0,9%. In assenza di un ’ulteriore misura di austerità, ridurrebbe il suo deficit, ma meno del previsto a causa del effetto moltiplicatore: il disavanzo dovrebbe raggiungere il 2,8% del PIL nel 2012, e l’1,7% nel 2013, ossia un ritmo di riduzione del disavanzo al di sotto il suo impegno che prevede il pareggio di bilancio nel 2013.
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