di Maud Koetschet e Florian Tixier
Pubblicato in Francia il 15 agosto
Traduzione di Claudia Marruccelli
In occasione della festa dell’Assunzione, il 15 agosto, la Conferenza dei Vescovi francesi ha consigliato la lettura di una “preghiera universale dei fedeli” durante la messa. Si tratta di un invito implicito al rifiuto della legalizzazione dei matrimoni gay che il governo socialista intende adottare, così come nel 2013, della possibilità per le coppie omosessuali di adottare.
Un messaggio implicito ma chiaro
La Chiesa ribadisce la propria opposizione, ma implicitamente, e lo fa in primo luogo con un appello al governo: “Per coloro che sono stati recentemente eletti per legiferare e governare, affinché il loro senso del bene comune della società superi le necessità particolari (…)
La preghiera, poi, spiega, cosa sia questo senso del “bene comune” che riguarda i giovani: “Per i bambini e i giovani, affinché cessino di essere l’oggetto dei desideri e dei conflitti degli adulti, per poter beneficiare dell’amore di un padre e di una madre”.
L’implicazione che riguarda la necessità di essere educati da due genitori di sesso opposto, non poteva essere più chiara…
Questa nuova presa di posizione divide i fedeli della Chiesa cattolica, anche se ormai il 65% dell’opinione pubblica francese si dichiara favorevole al matrimonio tra omosessuali. Essa riflette inoltre la forte resistenza residua in Francia rispetto ai cambiamenti della società, mentre in diversi paesi d’Europa, il matrimonio gay è stato ufficialmente autorizzato.
Seguire la tendenza europea
Appare quindi chiaro che la tendenza europea è volta ad aprire il matrimonio anche alle persone dello stesso sesso: in sette paesi europei il matrimonio tra persone dello stesso sesso è già legale, mentre in quattro paesi (tra cui la Francia) sono state introdotte solo unioni civili come le PACS. Dal 1994, il parlamento europeo ha adottato numerose risoluzioni a favore del matrimonio gay, in nome della lotta contro le discriminazioni.
Nel 2010 gli eurodeputati hanno dimostrato che non veniva garantito il diritto alla libera circolazione, dal momento che non in tutti i paesi membri dell’UE erano riconosciute le unioni tra omosessuali. Data la mancanza del consenso europeo, la Corte Europea dei Diritto dell’Uomo - le cui sentenze sono vincolanti – ha preferito lasciare “gli stati membri liberi di decidere autonomamente, se introdurre il matrimonio omosessuale all’interno del proprio ordinamento giuridico”.
Il diritto europeo non si applica al matrimonio e spetta quindi a ciascuno stato decidere in merito alla questione.
La Danimarca è stata il primo paese al mondo a consentire le unioni civili tra persone dello stesso sesso, sin dal 1989, anche se l’Organizzazione Mondiale per la sanità (OMS) eliminerà solo nel 1993 l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. I diritti adottati sono stati poi allargati all’adozione nel 2009, concedendo gli stessi sia alle coppie eterosessuali che omosessuali.
L’Olanda è stata il primo paese europeo ad autorizzare il “matrimonio” in senso stretto tra persone dello stesso sesso nel 2001, seguita dal Belgio nel 2003 (con l’adozione nel 2005), la cattolicissima Spagna nel 2005 (contemporaneamente all’adozione), la Norvegia nel 2008 (con l’adozione), la Svezia nel 2009 (con il divieto del rifiuto del matrimonio religioso per gli omosessuali) e il Portogallo e l’Islanda nel 2010.
La Germania e l’Inghilterra, così come la Francia, consentono le unioni civili ma si oppongono ancora al matrimonio. La Slovenia, nella stessa situazione, ha annunciato nel 2009 l’intenzione di permettere il matrimonio alle coppie omosessuali.
Così, secondo il deputato socialista Patrick Bloche, “mentre la Francia era stata pioniera del voto PACS nel 1999, ora è in ritardo, considerato che nel primo decennio del 2000 già una dozzina di paesi europei ha aperto il matrimonio alle persone dello stesso sesso”.
Se la maggioranza dei paesi che autorizzano in matrimonio “gay” sono in Europa, anche grandi nazioni del mondo come il Canada, l’Africa del sud, l’Argentina, Città del Messico e cinque stati degli USA (tra cui Washington DC) figurano in questa lista.
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